24 giugno, 2006

Trattamento umano

Qui la notizia che negli stati uniti non si potranno più vendere aragoste vive. Perché?

Beh, per evitare trattamenti crudeli ed inumani: in un paese dove non si possono, giustamente, maltrattare piccoli mammiferi, le associazioni animaliste si schierano a favore di crostacei capaci di staccarsi una chela incastrata negli scogli se necessario, perchè insensibili al dolore...

Niente più gente che picchietta sui vetri degli acquari, troppo umiliante per l'orgoglio di un crostaceo parecchio in basso nella scala evolutiva.
Pure l'idea di trasportarle in acquari divisi in scompartimenti singoli, per preservarne la "privacy" e l'abitudine solitaria non è passata.

Scordatevi di scegliere la vostra aragosta e di infilarla nella pentola viva: la freschezza del cibo, che rende qualsiasi ricetta migliore, non è più una necessità.
Fa niente se innumerevoli cuochi e libri di cucina dicono il contrario, che ne sanno?

E poi, volete mettere, questo trattamento "inumano" non giustifica un buon piatto!
Le aragoste, mica le si può trattare come a Guantanamo, siamo matti? Hanno più diritti civili di un essere umano accusato di qualcosa di cui non può essere a conoscenza.

Personalmente ho mangiato ricci di mare appena pescati, ed ancora vivi, e li ho trovati gustosi. E neanche loro hanno avuto nulla da dire: come avrebbero potuto, senza un sistema nervoso centrale?

La competenza culinaria è direttamente proporzionale alla storia di una popolazione: i piatti che ci offrono Italia, India, Cina, Giappone e molte altre zone del mondo con storia millenaria non sono neppure comprensibili per gente che vende hamburger da 100 dollari, trovandoli il non plus ultra della cucina della loro nazione, che non ha neppure tre secoli di vita.

Banalmente, credo che le aragoste abbiano diritto ad un trattamento da crostaceo, non ad un trattamento "umano".

Chiedetelo ai prigionieri di guerra ed agli uomini colpiti con fosforo bianco od armi laser sperimentali in Iraq, come bisogna trattarle, le aragoste.