13 ottobre, 2006

Pax Oeconomica

Nobel per la pace al creatode del microcredito: dimostrazione che la guerra nasce dall'avidità...

23 agosto, 2006

11 Agosto 2006? 11 Agosto 2006?!?!?!?

11 Agosto 2006: l'Illustre politecnico di Milano decide di offrire un servizio di posta elettronica finalmente non più solamente limitato alle sole comunicazioni interne. E decide di offrirlo a tutti: ma proprio a tutti tutti: i suoi studenti e, udite udite, decide di offrirlo anche ai suoi laureati!(non vi dico come l'ho saputo...)

Duemilaesei, siamo nel 2006, sei anni dopo il millenium bug, dieci anni dopo la prima grande espansione di internet: non è forse troppo presto per offrire a tutti i comuni mortali del poli un servizio del genere? Il personale non si sentirà un po' sminuito ora?

Forse coloro che fino a sei mesi fa avevano un contratto a progetto hanno deciso di usare il loro nuovo "potere" per concedere un po' di libertà a chi paga le tasse politecniche, e quindi i loro stipendi?

Per esempio forse nel prossimo futuro sarà anche possibile per qualsiasi studente del Master CEFRIEL di trovarsi un tirocinio all'estero, come viene richiesto a TUTTI in molte università estere?

Potrà essere certo di fare una work experience abroad (ah, l'inglese, croce e delizia di un'italietta costellata di basi militari e bagnanti occhialuti) che altrove non è necessario chiamare in modo tanto speciale e idiota perchè è la normalità?

Sarà finalmente possibile per lui di poter decidere e cercarselo autonomamente, senza che qualche "tiutor" lo abbia in suo potere? O questa expiriens sarà appannaggio di tre o quattro studenti all'anno?

Mail vera per tutti? Cos'è? Un tentativo di limitare la fuga di cervelli? Quale sarà la prossima mossa? Potranno mai i nostri eroi del Poli riuscire nel loro intento? Ai posteri l'ardua sentenza...( e se saranno i posteri a dirlo, beh...)

26 giugno, 2006

Aristocrazia siliconica

Qualche giorno fa ho preso un treno per Milano, non ricordo bene per quale motivo: arrivo in stazione e, mentre sono in coda per comprare il biglietto, guardo la gente in coda e qualcosa attira la mia attenzione.

Per la precisione due protuberanze emisferiche sul corpo di una ragazza due persone dietro di me. Quando dico emisferiche vuole dire che se fosse stato possibile staccarle e unirle tra di loro si sarebbe ottenuta una sfera perfetta con cui si sarebbe potuto giocare una partita a pallamano: per il possesso di quella particolare palla tutto sarebbe stato accettato.

Le due protuberanze però non avrebbero fatto tanto scalpore se il vestito della ragazza non fosse stato tanto leggero e sorretto da due spalline che ripercorrevano i semidiametri immaginari delle sue tette rifatte a partire proprio da un centimetro sopra il capezzolo.
Avevamo a che fare con qualcosa che sembrava piuttosto la creazione di un maestro del manga che di un chirurgo brasiliano che misura le sue opere in kiloeuro.

Il mio sguardo, da esplorativo come era all'origine, si è trasformato prima in concupiscente e poi in platealmente esplicito al punto da poter attribuire ai miei occhi la fissità tipica dell'ottuso. Non è la prima volta che, dopo aver visto un paio di tette, mi va a puttane il ragionamento logico e la corteccia rettiliana prende il sopravvento.
Ciò nonostante riesco a dire "biglietto milano" ed ipoteco la mia presenza sull'interregionale.

L'apparizione aveva cominciato a dettare scompiglio in tutta la stazione: con il biglietto in mano vado a cercare in edicola un fumetto da leggere durante il tragitto. Qui l'edicolante, una donna di sessant'anni, commenta la decadenza dei costumi.
Si immagina come sarà la situazione siliconica della poveretta fra quarant'anni, prevede un altro intervento di riduzione, commisera la giovane per la scelta dettata da fattori effimeri, accusa gli uomini di prestarsi al gioco e di essere una concausa di tanto scempio.

Fortunatamente trovo il mio fumetto. Fortunatamente, nonostante il disorientamento provocato dai miei istinti animali, trovo anche il treno: mi è stato d'aiuto il fatto che sia lo stesso treno della ragazza di cui si parla.
Nell'attesa ripercorro la banchina un paio di volte: mi inbatto nella bionda, sì, ricordo il colore dei capelli, nonostante tutto, e provo a ricordare l'equazione della sfera, ma inutilmente. Il PNI non ha lasciato grandi tracce.
L'oggetto dell' osservazione ha dei lineamenti morbidi, né brutta né troppo bella, mi dà l'idea di una pornostar rumena.

Arriva il treno. Salgo, dietro l'oggetto (non è forse evidente il tentativo di volersi trasformare in oggetto del desiderio?), e mi ritrovo tra due vagoni.
A sinistra prima classe declassata a seconda, compatibile col mio biglietto, a destra prima classe e basta.

Dopo aver verificato l'assenza dell'aria condizionata a sinistra desisto e mi dirigo a destra. Lo stesso vale per la bionda e la sua amica - ho detto che era accompagnata da un'amica?
Quest'ultima è meno appariscente ma non meno interessante dal punto di vista antropologico: decide di lasciar perdere la prima declassata a causa della cattiva compagnia di quella "gente" che ha un biglietto così poco costoso.

Si siedono nella prima non declassata e io passo avanti.
Dopo un po' trovo un vagone di seconda con l'aria condizionata, mi immergo nel fumetto e ne esco poco prima dell'arrivo. Ritorno su miei passi e mi avvicino alla testa del treno: ripasso la bionda rotonda e l'amica che non si mischia alla plebe.

Attendendo l'arresto del treno alla medesima uscita di queste ultime, il sottoscritto sempre con la fissità tipica dell'ottuso negli occhi sente l'amica che commenta con disprezzo chi ha preso il loro posto: "guarda chi si è seduto, che schifo!".

Disgustorama.

Lasciando dietro di me l'aristocrazia del silicone, vado per la mia strada.

24 giugno, 2006

Trattamento umano

Qui la notizia che negli stati uniti non si potranno più vendere aragoste vive. Perché?

Beh, per evitare trattamenti crudeli ed inumani: in un paese dove non si possono, giustamente, maltrattare piccoli mammiferi, le associazioni animaliste si schierano a favore di crostacei capaci di staccarsi una chela incastrata negli scogli se necessario, perchè insensibili al dolore...

Niente più gente che picchietta sui vetri degli acquari, troppo umiliante per l'orgoglio di un crostaceo parecchio in basso nella scala evolutiva.
Pure l'idea di trasportarle in acquari divisi in scompartimenti singoli, per preservarne la "privacy" e l'abitudine solitaria non è passata.

Scordatevi di scegliere la vostra aragosta e di infilarla nella pentola viva: la freschezza del cibo, che rende qualsiasi ricetta migliore, non è più una necessità.
Fa niente se innumerevoli cuochi e libri di cucina dicono il contrario, che ne sanno?

E poi, volete mettere, questo trattamento "inumano" non giustifica un buon piatto!
Le aragoste, mica le si può trattare come a Guantanamo, siamo matti? Hanno più diritti civili di un essere umano accusato di qualcosa di cui non può essere a conoscenza.

Personalmente ho mangiato ricci di mare appena pescati, ed ancora vivi, e li ho trovati gustosi. E neanche loro hanno avuto nulla da dire: come avrebbero potuto, senza un sistema nervoso centrale?

La competenza culinaria è direttamente proporzionale alla storia di una popolazione: i piatti che ci offrono Italia, India, Cina, Giappone e molte altre zone del mondo con storia millenaria non sono neppure comprensibili per gente che vende hamburger da 100 dollari, trovandoli il non plus ultra della cucina della loro nazione, che non ha neppure tre secoli di vita.

Banalmente, credo che le aragoste abbiano diritto ad un trattamento da crostaceo, non ad un trattamento "umano".

Chiedetelo ai prigionieri di guerra ed agli uomini colpiti con fosforo bianco od armi laser sperimentali in Iraq, come bisogna trattarle, le aragoste.